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Ansia da pres(en)tazione

“In futuro tutti saranno famosi per 15 minuti”

Il mondo dei social, onnipresente nelle nostre vite, sembra realizzare la profezia warholiana dei 15 minuti di notorietà: all’artista Andy Warhol, personaggio tra i più influenti del XX secolo, si è soliti attribuire la famosa frase “in futuro tutti saranno famosi per 15 minuti”. Con l’avvento dei mass- media questa profezia si è avverata: prendendo ad esempio Instagram questi quindici minuti sono convertiti nei quindici secondi di una storia su Instagram. Fare una storia o postare una foto significa essere su un palcoscenico virtuale, significa avere il tempo di costruire a tavolino la propria immagine e quello che verrà divulgato, significa “filtrarsi”.

Tutto questo potrebbe creare ansia da prestazione e da presentazione perché tutto ciò potrebbe precludere quello che può essere un atteggiamento spontaneo e naturale e alimentare modi di essere costruiti per sentirsi sicuri, sicuri di poter essere accettati, visualizzati e piaciuti.

La strada verso cui ci si dirige rischia di essere a senso unico in quanto si rischia di costruire una vetrina che miri alla perfezione, privandosi in questo modo di una parte importante che scaturisce dal contatto dal vivo tra le persone.

Grazie ad un percorso di terapia con il tuo psicologo a Padova potrai scoprire quali sono gli aspetti psicologici che non ti portano a confrontarti con il piano reale.

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Legami che non legano: Relazioni Online

Al giorno d’oggi è impossibile negare l’importanza del web in quanto questo strumento ci dà la possibilità di ottenere e scambiare informazioni in modo immediato: ormai vita quotidiana e mondo multimediale sono diventati complementari.

Con l’avvento dei social network si è potuto assistere a diversi vantaggi come la velocità della comunicazione, la possibilità di entrare in contatto con altra gente, al di là dei limiti dello spazio, magari con gli interessi comuni ai nostri. Ma non è tutto oro quello che luccica: questo color oro può abbagliare e nascondere degli aspetti negativi.

La società odierna si sta trasformando in un social network dove le relazioni sono sempre meno “face to face” e sempre più affidate a messaggi in rete. Per stabilire dei contatti ormai, è sufficiente stabilire un legame, un link.

Ma c’è da chiedersi: che cosa spinge a ricercare legami come questi? Una risposta potrebbe essere la solitudine intesa come mancanza o insoddisfazione dei rapporti possibili in una società come la nostra. Digitando, si spera di trovare qualcuno con cui si possa parlare: si parla si parla, ma senza dire molto. È un continuo oscillare tra la ricerca di significati e rapporti veri e il tentativo di anonimato, come quando ci si nasconde dietro ad un nome di fantasia come estrema difesa della propria intimità e soggettività.

Ma la domanda che io mi pongo e che pongo a voi come riflessione personale è questa: “la rete di relazioni informali, episodiche, non profonde, fatte di apparizioni e sparizioni (fenomeno del ghosting) non vi toglie energie? Non vi stanca?

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Misura il livello di tossicità delle tue relazioni!

Dovrebbero inventare un termometro che ci indichi quanto una relazione può essere tossica per noi! Nel frattempo è possibile attenersi ad alcune indicazioni.

Tutti noi siamo un pò “dipendenti” dalle attenzioni dell’altra persona, dalla necessità del partner come arricchimento della nostra vita. Ma fin qui si tratta di dipendenza sana dall’altro.

Che cosa si intende per “dipendenza affettiva”? La persona amata diviene il principale oggetto dei propri desideri e pensieri e per questo viene percepito come assolutamente necessario per vivere. Ma è una relazione amorosa che nuoce e logora la persona dipendente, il cui esito è la sofferenza.

Vi sono diversi modi di dipendere. Anche nella natura possono esserci esempi di dipendenza e di simbiosi, come ad esempio i licheni. I licheni sono associazioni strette, dette simbiosi, di un’alga verde e di un fungo che vivono insieme, scambiandosi sostanze nutritive che ne assicurano la reciproca sopravvivenza. Alcune coppie funzionano proprio così: ripongono la propria sopravvivenza nell’altro e se la coppia scoppia c’è il baratro ad attenderli. In questo senso può capitare che la persona dipendente perda piano piano la sua autonomia, indipendenza e libertà di scelta.

Come capire che sta succedendo proprio questo? Quando non c’è più una situazione di reciprocità; quando in caso di allontanamento ci si sente andare in pezzi, senza più un’identità; quando ci si sente vivi solo in presenza del partner; quando si inizia a sviluppare dei sintomi somatici e a rimanere intrappolati in una spirale di sofferenza. La dipendenza è difficile da accettare, perché comporta il riconoscere le proprie debolezze e ammettere la necessità di aver bisogno d’aiuto in una situazione che non può essere più controllata.

Un supporto psicologico può essere di grande aiuto perché ti aiuta a trovare l’autonomia che meriti, ti aiuta a prenderti cura di te e a vivere gli affetti con maggiore serenità. La terapia, infine, ti permette di comprendere le cause della tua dipendenza, in modo tale da non ricadere in un loop senza fine. Chiamami o scrivimi per un consulto gratuito, posso aiutarti concretamente.

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